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Vecchio 07-08-13, 12:53   #1
Ezio
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Messaggi: 179
Predefinito Festa di S. Gaetano in Trivigno.

L’ANTICA PROCESSIONE DI S.GAETANO: TIRANO-TRIVIGNO

Mercoledì 7 agosto, festa di S. Gaetano in Trivigno.

‘L sciur Dutur Dumènach Corvi ‘l cünta

La mattina del 7 agosto la gioventù di Tirano, prima ancora del sorgere dell’alba, si radunava sul sagrato di S. Martino, tutti con il proprio zainetto in spalla col pranzo da consumare al sacco e, al suono delle campane , tutti si incolonnavano dietro i confratelli che, coi loro pesanti crocefissi e paramenti, si prendevano l’avvio per la più suggestiva ed originale delle nostre processioni. Dal sagrato lungo la via Torelli, passato il “ büi vécc “ la comitiva imboccava direttamente via Trivigno (allora lo stradone, almeno in primo tempo, non tagliava ancora in due il frutteto Torelli e quindi non era necessario fare delle soste per permettere il transito delle auto lanciate verso i luoghi di villeggiatura dell’alta Valle) alla cui sommità una croce , tutt’ora esistente, segnava l’inizio della salita vera e propria.
Passando davanti al “ Castelàsc “ e attraversata” la val” si arrivava alle “ cadéne “ dove i “ viciürìn” solevano posteggiare i loro “redée” da agganciare alle “ priàle “ e poi si cominciava la salita vera e propria fino alla Prima Croce che si staglia in cima a un dosso in posizione panoramica. A questo punto l’alba era ormai sorta e il sole si preannunciava tingendo di rosa la cima del Masuccio, Qualcuno, per evitare l’impervia salita aveva preferito pigliare il sentiero pianeggiante della “ Cà dei Gatèi”. ma qui ci si trovava tutti e dopo un breve riposo, si procedeva più speditamente verso l’alto, aggirando di buona lena la “ Volta del Pèrsech “ e giungendo così fino a “ Rùnch” dove sorgeva la Seconda Croce e dove si poteva anche trovare un po’ di ristoro all’arsura ormai esasperata, nella vecchia osteria rustica della “ Virginia “ dove c’era sempre fresca qualche bibita portata fin lassù a dorso di mulo. Da qui, superato abbastanza facilmente l’ultimo tratto in mezzo al bosco,costeggiando il “mùnt di Tùgn” si sboccava nel pianoro di Piscina dove la osteria ( in primo tempo dei Plòo ) e quindi passata ai “ Gagìn “ offriva refrigerio alle gole ormai assetate.
Qui la tappa era un po’ più lunga, perché bisognava riprendere fiato prima dell’ultimo sprint,che doveva portare in cima alla vetta. Finita la sosta e placata momentaneamente la sete, si ripartiva con rinnovellata lena per arrivare a fare
un ‘altra breve tappa al “ Roccolo Pinchetti” dove era già preparata un’enorme catasta di legna per fare un bel falò che asciugasse il sudore dei primi clienti, mentre il prete ed i confratelli trovavano pronti un buon caffè dentro alla baita stessa del “ Roccolo “.
Mi è caro ricordare questa tappa perché dentro a quella baita, io passavo tutte le estati della mia infanzia e ricordo ancora mia madre china davanti al focolare mentre il caffè profumato bolliva dentro al “ pignatìn”.
Io mi alzavo allora per godermi lo spettacolo di quel falò che io stesso avevo contribuito a preparare il giorno precedente. Da qui mi univo alla processione, che in un ultimo slancio, passando attraverso i monti dei “ Catalùt “ poi a quello dei “ Muràt “ e quindi costeggiando quello dei “ Merlée”arrivava la fine a concludere la sua fatica, davanti alla chiesetta di S. Gaetano, nella ridente piana di Trivigno, dove il vecchio Don Bonazzi ( Bunazzìn ) aveva tutto predisposto per la Messa.
La piccola chiesa non poteva contenere la massa dei fedeli e probabilmente nemmeno il loro entusiasmo; molti si inginocchiavano sul prato per ricevere la benedizione. Veniva su allora da Stazzona anche il vecchio “ Fiorina” con la gerla piena di focacce dolci e di pipe di zucchero assieme ai primi grappoli d’uva della stagione e tutti si ammassavano attorno a lui per gustare tante prelibate leccornie...
Finita la messa sciolto il corteo, tutti si disperdevano nei boschi in allegra compagnia per consumare il pranzo racchiuso dentro gli zaini e portato fin lassù con tanta fatica. Tutta la piana di Trivigno, dalla chiesa fino alle “ Banchelle “ e fino alle pendici del “ Padrio “ veniva allora invasata da gioventù felice ed esultante: canti e suoni si intrecciavano risvegliando l’eco dei bosco e confondendosi con il canto degli uccelli che allora erano assai più numerosi di oggi. Persino i falchetti e le astori, ora quasi scomparsi, allora erano sempre presenti nel cielo aspettando il momento buono per buttarsi su qualche galletto incustodito, volavano più alti dei solito, stupiti da tanto rumore che veniva a turbare la pace dei monti. Così la sera arrivava senza quasi che si accorgesse e tutti si preparavano a ridiscendere alla spicciolata le pendici del monte verso la propria casa, mentre un ultimo suono di fisarmonica si perdeva là in fondo verso l’osteria dei “ Patalòo “ dove qualcuno stava finendo l’ultima partita a morra e San Gaetano dall’alto sorrideva felice a quella gente semplice e genuina che aveva così voluto onorarlo.


A cura di Ezio Maifrè, foto arch. Carlo Del Dot


Si ringrazia il signor dott. Domenico Corvi per il suo indimenticabile impegno professionale in Valle e per il suo bel ricordo sulla Processione di S. Gaetano.


Trivigno

Quando si scorge la bianca chiesetta
in mezzo ai verdi prati e ai boschi d’incanto
sfuma la fatica della camminata
su per la mulattiera di Trivigno.
Come acqua di sorgente
la brezza che spira dalla Cùlum
asciuga il sudore,rinfresca la mente e il cuore.
Ora è leggero il piede e par di volare
per arrivare alla bianca chiesa di S.Gaetano.
Appena sotto, il ronzio delle api che volano di fiore
in fiore si mischia con il suono
dei campanacci delle mucche.
Una mucca mi viene incontro,
accarezzo le sue corna,mentre lei mi annusa le mani e
mi guarda con amore.
Mi specchio nei sui occhi grandi come una casa,
più chiari d’una lanterna.
In questa conca di cielo sento la bontà del Signore
e una pace che vorrei mai dimenticare.

Ezio Maifrè

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