Piccolo Principe: il garbo a teatro
Uno spettacolo garbato e raffinato, di grande levità. Una leggerezza che si fa bambino nell’interpretazione, chiara e fine, del piccolo Pietro Santoro, in quella delicata dell’aviatore Italo Dall’Orto che veste anche i ruoli più dinamici del re, del vanitoso o dell’ubriacone.
“Il Piccolo Principe”, andato in scena alla sala don Chiari di Sondrio mercoledì sera, è un inno, una favola per bambini e per adulti. Alcuni bambini in sala ci sono, ma i posti – tutti pieni – sono occupati soprattutto dai grandi che, con gli occhi che brillano, assistono ad un allestimento improntato su una intelligente contaminazione di generi. Il testo e le immagini sono fedeli al libro dello scrittore Antoine de Saint-Exupery (secondo gli accordi presi con gli eredi) e così chi ha letto e riletto questo piccolo tesoro pronuncia, a fior di labbra, le frasi che gli sono rimaste impresse nella memoria per la loro bellezza e il loro significato. Le immagini che vengono ricreate sono le stesse che abbiamo ammirato fra le illustrazioni del libro. E il come che stupisce e intenerisce. L’aereo è un gigantesco aeroplano che occupa tutto il palco, ma che si può anche piegare come un modellino per lasciare spazio agli attori. I personaggi dei pianeti che il Piccolo principe incontra scorrono in scena su sfere o semisfere d’impatto per il pubblico e sono fastosi negli stupendi costumi di Elena Mannini. Sullo sfondo un cielo attraversato da nuvole o di un azzurro terso o di un rosso fuoco o che diventa le pagine di un quaderno su cui l’aviatore disegna la pecora che il suo piccolo amico tanto vuole vedere disegnata. Dunque la parola poetica e la forma in un contesto di grande plasticismo.
Ma non solo. I linguaggi si intrecciano ancor di più con la danza e la musica: la danza del serpente e della rosa affidati alla ballerina Marta Brilli capace di essere pericolosamente sinuosa come un rettile, ma di aprire anche i suoi petali come la rosa sull’asteroide B 612. Ed, infine, una sorpresa: la bellissima voce di Irene Grandi che canta le parole dell’amata rosa del Piccolo Principe. Uno spettacolo a tutto tondo, che fa sognare nella melanconia della favola dai mille significati, allegoria dell’iniziazione alla vita, dove occorrono cuore e mente aperta, dove un bambino si domanda cosa serva comandare, possedere, vantarsi, impara l’amicizia e l’amore, l’importanza di quell’unica, piccola rosa per la quale vale la pena morire. E così i bambini escono da teatro ammaliati dalla magia del racconto, mentre gli adulti cercano di far tesoro di quanto è stato a loro ricordato. Come una piccola promessa. Per una sera.
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