Piano cave: le osservazioni di Bianzone
I campi nella piana del Ranée a Bianzone, coltivati a mais, patate o foraggio, sono rigogliosi in questi giorni, ma sempre aleggia il timore che, da un giorno all'altro, arrivino gli escavatori per estrarre ghiaia e sabbia per il settore edile. Per questo motivo il Comune di Bianzone, allineandosi con le posizione del comitato per la tutela e valorizzazione della piana lungo l'Adda, ha inviato le proprie osservazioni alla Provincia chiedendo lo stralcio di quest'area dal piano cave, come già avvenuto per altri ambiti estrattivi a seguito delle richieste avanzate dai Comuni interessati. La procedura di valutazione ambientale strategica (Vas) dell’aggiornamento del piano cave provinciale, infatti, è giunta ad uno snodo cruciale: il presidente della Provincia, Luca Della Bitta, ha preso atto della proposta di aggiornamento ed ha proceduto alla sua pubblicazione. Si è quindi aperta per tutti i soggetti interessati la possibilità di presentare osservazioni, prima che il piano cave venga definitivamente adottato dalla Provincia e trasmesso, quindi, alla Regione per l’approvazione da parte del consiglio regionale.
Numerosi gli argomenti che l'amministrazione comunale ha avanzato per motivare il proprio “no” alla cava. Innanzitutto, «il Raneé ricade all’interno di un’area individuata dal Pgt come area agricola di salvaguardia considerata ad alta valenza paesistica e ambientale – spiega il vicesindaco, Silvia Polinelli -, si trova in prossimità del fiume Adda ed è, inoltre, inserito nell’Ecomuseo delle terrazze retiche di Bianzone, riconosciuto da Regione Lombardia al Comune di Bianzone per l’eccezionale qualità paesaggistica del suo intero territorio. Il Comune di Bianzone ha investito e sta investendo ingenti risorse economiche per valorizzare il proprio territorio, anche dal punto di vista turistico, promuovendo le bellezze naturali e di paesaggio, che sarebbero estremamente compresse dalla presenza dell’ambito estrattivo. Quest’ultimo sarebbe visibile dalla quasi totalità del territorio comunale, non solo dalla zona più prossima della statale 38, ma anche e soprattutto dal centro abitato e dai terrazzamenti vitati. L’alterazione degli elementi paesaggistici determinata dalla cava sarebbe significativa e duratura e, in aggiunta, anche le coltivazioni agricole di pregio presenti nell’area del Ranée ne risulterebbero compromesse». La cava, inoltre, verrebbe a trovarsi a poco più di 100 metri di distanza da abitazioni e da attività commerciali, artigianali e agricole (a poco più di 30 metri c'è un maneggio per cavalli), con evidenti problemi legati ai rumori e alla dispersione di polveri nell’aria. Un’altra criticità è legata al fatto che l’accesso all’area di escavazione avverrebbe dalla statale 38 attraverso un incrocio ed un passaggio a livello che non sono assolutamente idonei a garantire in condizioni di sicurezza un intenso transito di mezzi di trasporto con carichi pesanti. Nelle osservazioni presentate in Provincia, il Comune ha posto in evidenza anche i rischi legati all’inquinamento delle acque (il fiume Adda e le rogge che scorrono in quell’area) ed al disturbo della fauna ed ha ribadito, inoltre, la necessità e l’opportunità di procedere alla pulizia del fiume Adda, piuttosto che realizzare nuove cave: infatti, il materiale accumulatosi in alveo nel corso degli anni sarebbe da solo ampiamente sufficiente a garantire, a livello provinciale, la quantità di sabbia e ghiaia necessarie al fabbisogno delle opere pubbliche e dell’edilizia privata.
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