Anaffettivo si può, anaffettivo conviene!
Leggero nella resa al pubblico, ma profondo nel contenuto. Soprattutto senza volgarità o parolacce che più facilmente portano al sorriso. Teatro, ma anche video teatro. Teatro e un pizzico di cabaret.
Sono tante le sfaccettature e gli elementi con cui guardare allo spettacolo “Io sono affettivo… Live” che, sabato sera, la compagnia Gente Assurda ha portato in scena alla sala don Chiari di Sondrio. Il riferimento al live si intende presupponendo che lo spettacolo è nato inizialmente per la rete visto che Gianluca Moiser, autore del testo e regista, ha voluto, in modo innovativo, proporlo prima su You tube suddividendolo in quadri. Da quel prodotto, che è stato apprezzato dagli internauti, si è passati dunque al palcoscenico con una ulteriore rielaborazione che ha portato sulla scena sei personaggi (il settimo, si vedrà, è l’elemento di “rottura”) che tentano di convincere gli spettatori di quanto sia bene essere anaffettivi. L’anaffettivo vive bene, realizzato, non disturba gli altri e non vuole essere disturbato. Tutto gli passa sopra, anche il fatto che più di 250mila bambini siano utilizzati nei conflitti armati: «Meglio che stiano all’aria aperta e non crescano bianchicci come i bambini di città», si dice fra le amare risate del pubblico. E poi che barba questi anziani, di cui non si fa che parlare. Se sono nelle case di riposo è perché devono riposare, mica ci vogliono gli animatori. E così via fino ai coniugi anaffettivi: quelli che al matrimonio non invitano nessuno, forse solo la mamma, o che a tavola solo qualche volta parlano (con il coniuge). Infine pensiamo ai sette nani, «lavoratori indefessi che si prendono in casa un soggetto ricercato dalle massime autorità del paese». Insomma anche le fiabe sono affettive e, dunque, diseducative. Per cui vanno riscritte e il risultato è assolutamente esilarante per il pubblico.
Alla recitazione – i sei personaggi sono seduti su sei sgabelli – si alternano momenti video e un’inaspettata ma assolutamente divertente irruzione in platea di un giovane attore che regala, urlando come un vero venditore ambulante, i braccialetti anaffettivi, un gadget che rende anaffettivi. Il ragazzo scherza con gli spettatori sul livello di amicizia e amore con il vicino, fra chi sta al gioco e chi diventa un tutt’uno con la poltrona per la paura di essere “intervistato”. Il percorso verso l’anaffettività prosegue ancora con la rivisitazione del cannocchiale pirandelliano che da rovesciato diventa otturato, in pratica un tappo sopra impedisce di vedere tutto. E dunque di provare sentimenti e affetti, perché «anaffettivo si può, anaffettivo conviene». Applausi finali da parte del pubblico divertito, che poi se ne esce dalla sala. Affettivo, naturalmente.
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