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Vecchio 12-08-14, 10:10   #1
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Predefinito Luca Solerio in concerto

Concerto di alto livello quello che il parroco di Aprica, don Augusto Azzalini, ha promosso nel santuario di Maria Ausiliatrice sabato sera, come ogni estate. Questa volta il parroco ha invitato il maestro Luca Solerio, allievo di don Sergio Marcianò, che ha dedicato il concerto alla celebrazione del 25esimo ministero del don ad Aprica. «Una data speciale – ha detto il maestro Solerio prima di iniziare - in considerazione del fatto che ci troviamo in questo santuario che non ha neppure vent’anni. La stima che ho per il parroco l’ho ereditata dal maestro Marcianò». Solerio ha ricordato quando, nell’agosto ‘95, lui e Marcianò erano insieme per il concerto nella parrocchia dell’Assunta a Santa Maria di Aprica e in quella occasione venne a sapere della posa della prima pietra del santuario. «Per me ragazzo pensare che un prete costruisse una chiesa era straordinario – ha confessato Solerio -. Oggi, invece, siamo qui in amicizia, consci del valore di quello che don Augusto ha fatto».
Detto questo, è iniziato il concerto seguito con attenzione dal pubblico anche grazie all’allestimento di una proiezione dell’esecuzione del musicista di fronte all’altare. Due i brani – naturalmente molto lunghi – che il maestro ha presentato: l’uno è un’ispirazione del grande Franz Liszt. Si tratta di un brano del tardo romanticismo, di un uomo maturo che ha una vita alle spalle ed è entrato in un «ordine terziario con grande fede». Il maestro ha scritto così un canto di missionari anabattisti che incitavano i contadini del luogo a seguirli, un brano ricco di espressione e di ampio respiro, lungo nel tempo, profondo nel significato e di impatto sonoro. Un brano forse lontano dall’organo e vicino al periodo tardo romantico dell’orchestra.
Poi Solerio ha proposto un pezzo scritto a fine Ottocento da Charles Widor in cui l’organo viene concepito in maniera sinfonica. Il brano è costituito di più parti ma prelude ad un aspetto organistico nuovo: la musica complessa per organo che si allontana da quella del Settecento di Bach cui facciamo riferimento per la musica organistica per aprirsi ad un’era quasi contemporanea.








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