Abbraccio fra Nord e Sud con Guicciardi
Un abbraccio fra Nord e Sud d’Italia nel nome di Enrico Guicciardi, vissuto fra il 1812 e il 1895, senatore del Regno d’Italia, prefetto di Cosenza e di Palermo, presidente nazionale della Croce Rossa, fondatore del Cai Valtellinese e sindaco di Ponte per 23 anni. In un momento storico in cui il dialogo è quanto mai auspicato, ecco che la chiusura delle celebrazioni per il 200esimo della nascita dell’illustre cittadino e sindaco di Ponte ha suggellato la memoria con la presentazione del volume “Enrico Guicciardi … una storia” e l’unione con la presenza dello studioso calabrese Giuseppe Ferraro, che ha proposto la sua ricerca di dottorato sul Guicciardi che di Cosenza fu prefetto distinguendosi nel modo con cui affrontò il problema del brigantaggio.
Il volume, edito dalla biblioteca Libero Della Briotta per “Ponte in fiore”, è stato voluto dal comitato per il 200esimo in cui hanno lavorato il presidente della biblioteca, Claudio Franchetti, Marco Azzola Guicciardi (figlio dell’ultima Guicciardi), Bruno Ciapponi Landi, Augusta Corbellini e Maria Lorenza Bertoletti. «Nel nostro piccolo crediamo che, leggendo questa raccolta, il personaggio ci venga incontro – ha detto Azzola -. La sua storia può trasmettere insegnamenti ed esempi attuali e opportuni». Corbellini, presidente della Società Storica Valtellinese ha rimarcato come questo libro non metta la parola fine al lavoro, anzi la caratteristica di questo libro è quella di aprire, di continuare ad interessarsi del personaggio e del periodo. «La storia viene raccontata attraverso alcuni dei numerosi documenti conservati nell'archivio di famiglia – ha detto -. Il libro si apre con il borgo di Ponte, la vita inquieta della giovinezza di Guicciardi nel momento del Romanticismo, la vita che “esplode” nel ‘48 con i moti milanesi cui Guicciardi partecipa. Poi la maturità nell'esercizio della prefettura in Calabria e di sindaco di Ponte dove Guicciardi si ritira e chiude la sua esistenza. Niente è casuale nel libro, che vuole essere uno sprone a riflettere, pensare e meditare». Ci sono documenti, lettere scelte fra le centinaia scritte quando il rapporto epistolare con la famiglia era stretto, poi proclami, saggi, discorsi ai cittadini, fotografie. Le note sono ridotte in misura essenziale con qualche spiegazione di termini desuete e ci sono tante piccole finestre aperte sui personaggi che compaiono. L’ultima parte del volumetto racconta con fotografie le iniziative che, nell’ultimo anno, si sono tenute a Ponte. Infine la nota bibliografica, che imprime scientificità al libro, è abbastanza datata. «Se questa bibliografia è da aggiornare, avanti diamoci da fare. L’ultima tesi di laurea su Guicciardi è stata nel 1936», ha concluso Corbellini.
Ferraro ha spiegato come dalla microstoria di Guicciardi esca la macrostoria d’Italia e raccontato il ruolo che il pontasco ebbe a Cosenza, dove finanziò un giornale politico letterario per informare sulle criticità che c'erano sul territorio, costruì strade, promosse l’alfabetizzazione e contatti fra periferia e il centro. «Un uomo di vocazione che per 5 anni si fermò in Calabria anche quando la malaria lo debilitò o quando la sorella stava per morire – ha aggiunto -. Cavour decise l'invio nel Mezzogiorno d'Italia di Guicciardi che mitigò la repressione dei briganti facendo prevalere il dialogo al posto dello scontro».
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