Il corpo delle donne.... in tv
Vi ricordate le greche che, alle scuole elementari, le maestre ci insegnavano a disegnare per imparare l'utilizzo dello spazio, come riempitivo di contenuti? Ebbene: le donne in tv e nelle immagini pubblicitarie sono diventate delle greche, delle decorazioni. “Oggetti” per abbellire le trasmissioni. Presenze di quantità, quasi mai di qualità. Deformazione mostruose cui mai è richiesta la competenza.
Questa la realtà dei fatti raccontata dalla scrittrice e attivista, Lorella Zanardo, nel penultimo e illumimante incontro promosso dal Comune di Tirano, all'interno del programma culturale “Universi femminili”. Zanardo ha presentato il suo documentario “Il corpo delle donne”, visto in rete da 12 milioni di persone.
Come ha spiegato l'assessore alla Cultura, Sonia Bombardieri, Zanardo parla per la prima volta in Valtellina, dopo aver girato l'Italia «per affrontare con il pubblico il tema del ruolo femminile nella società attuale – ha affermato -, una società fatta di immagini di cui è bene conoscere il linguaggio per essere spettatori attivi e consapevoli». Zanardo ha tenuto a precisare di essere un'attivista dei diritti delle donne, una parola nota all'estero, meno in Italia: «Significa che mi attivo perché i diritti delle donne vengano discussi, compresi e attivati – ha affermato -. Il mio obiettivo è attuare cambiamenti. E lo faccio attraverso la “video education”, una materia che è obbligatoria nelle scuole in Europa che insegna ad apprendere a guardare le immagini che provengono dai video. Si propone un'alfabetizzazione delle immagini per avere una visione critica e non per farsi manipolare». Zanardo ha vissuto molto all'estero e, ogni volta che tornava in Italia, si stupiva, accendendo la tv, nel vedere «l'oggettivazione del corpo femminile – ha detto -. Ho visto donne infilate sotto un tavolo come fossero le gambe del tavolo, donne appese come prosciutti con uomini che marchiavano a loro i glutei. Ma questo avviene solo in Italia, in Europa la televisione non rappresenta la donna così. Da qui è nata l'esigenza di fare qualcosa». È nato quindi il documentario, visto da 12 milioni di persone come detto, e poi è stato scritto un saggio che ha venduto 25mila copie. Dal documentario, in cui si vede il peggio della tv spazzatura con il commento della Zanardo, emerge come la donna non sia rappresentata e presentata attraverso il suo volto, ma attraverso il suo corpo. La donna – per dirla con una figura retorica – diventa una sineddoche: la parte per il tutto. Basta che la telecamera mostri una gamba, una coscia o un seno. La faccia, che è quella invece attraverso cui passa la relazione, viene dopo. «Abbiamo convertito la cultura ad un strip club – ha continuato l'attivista che ha aiutato il pubblico a leggere le immagini -. La donna in tv viene camuffata, umiliata. Nascondere la faccia vuol dire nascondere la nostra autenticità. E la nostra faccia, come dice il termine, l'ho fatta io con le mie esperienze. Ci si può infilare sotto un tavolo di plexiglas senza che, in qualche modo, si produca in noi una ferita? Perché accettiamo questa umilazione? E' in gioco la sopravvivenza della nostra identità. Non è sbagliato riprendere il corpo, ma il “come” viene ripreso, se questo diventa un oggetto e se dunque la donna viene “deumanizzata”».
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