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Generale Il forum per discutere di tutto

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Vecchio 20-01-13, 12:00   #1
Gianmario
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...Con il pretesto di dover fare un rilievo per il progetto di conservazione di un tempio ho approfittato per farmi un giro in Myanmar. La prima idea di scrivere qualcosa è nata durante una lunga attesa all’aeroporto di Yangon in cui ho visto per la prima volta degli uomini che indossavano una strana gonna e sputavano una disgustosa sostanza di colore rosso! (*) Ma una volta metabolizzati abitudini e vizi – senza tuttavia adottarli - ho pensato di scrivere le righe che seguono.



Per percorrere in treno i circa 350 km che separano Pyay da Pagan c’è una corsa quotidiana programmata alle 21, ne parlano anche le guide turistiche. Quello che non scrivono è che in realtà l’orario di partenza è dalle 21 in poi – che può voler dire anche le 22.30 – e quello di arrivo è tra le 10 e le 12 del giorno successivo. La cosa divertente è che se si chiedono notizie del treno in questione alla gente del luogo: “devo prendere il treno per Pagan...” già alla parola “treno” inizia a comparire un sorriso per quello che viene chiamato “treno saltellante”. A volte si tratta di un movimento ondulatorio che quasi culla i passeggeri, ma durante gli episodi più intensi si viene letteralmente sollevati dal sedile in modo allarmante! Poi si guardano gli altri passeggeri è vedendo che per loro si tratta di una cosa normale, ci si può tranquillizzare. Un monaco seduto poche file più dietro fa esercizio di pazienza trascorrendo circa 3 ore cercando in ogni modo di coprirsi con la sua tunica color zafferano prima di arrendersi e chiedere per cortesia al suo dirimpettaio di chiudere il finestrino.
Le ferrovie, le strade e le infrastrutture in genere sembrano essere rimaste così come gli inglesi le hanno lasciate a metà del secolo scorso. Ma il Myanmar sta cambiando: dopo la revoca delle sanzioni comminate a causa della situazione politica per la quale è famosa la lotta intrapresa dal premio Nobel Aung San Suu Kyi, è in corso una sorta di competizione a chi stanzia più denaro a beneficio di questo Paese e le multinazionali da qualche mese stanno prendendo velocemente piede; è impressionante per esempio vedere i nuovi negozi di elettronica che di giorno in giorno aprono a Yangon. Forse questo cambiamento porterà miglioramenti anche nella sanità e nell’istruzione? Chi ha vissuto la stessa trasformazione in stati vicini come il Vietnam e la Tailandia dice che il beneficio sarà per pochi. Nei dintorni di Pyay, all’interno dell’area dove si trovano i resti dell’antica città di Srikshetra, si trova il tempio di Paya Htaung. Lì accanto c’è una tipica casa locale in legno con il tetto ricoperto di foglie di teak e intorno alcune coltivazioni dove una signora passa buona parte della propria giornata ad estrarre acqua da un pozzo, versarla in due annaffiatoi, caricarseli sulle spalle e incamminarsi lungo il campo ad irrigarlo. Arrivata in fondo si ferma ad un altro pozzo e ripete pazientemente le stesse operazioni per poi ritornate dalla parte opposta percorrendo una striscia di terreno parallela a quella appena annaffiata. Il “progresso” potrà permetterle di continuare a farlo e vivere la stessa povera ma onesta e serena vita? O si deve forse temere che non sarà dalla sua parte e tra non molto passerà una trattrice che travolgerà le sue piante e la sua casa?
Per le scalciante strade del Myanmar si potrebbe circolare senza freni ma non certamente senza clacson; la striscia di asfalto irregolare spesso non è sufficiente per contenere due veicoli che provengono da direzioni opposte, quindi quello più piccolo si fa da parte: vince il più grosso, il più forte o, fuor di metafora, il più potente. Per questo i timori per la signora che annaffia il campo paiono fortemente fondati.





* Glossario essenziale:
Longyi: la strana gonna non è nient’altro che un tessuto generalmente confezionato in forma cilindrica, apparentemente una gonna molto ampia che poi viene abilmente piegato e fermato in vita senza annodarlo: una taglia veste tutti! I modelli da uomo e da donna si differenziano solamente per via dei disegni e dei colori. Gli uomini per maggior comodità a volte lo arrotolano sopra le ginocchia, per esempio mentre giocano a calcio con un pallone fatto di bamboo.

Betel: la disgustosa sostanza. Come da noi c’è la cattiva abitudine di gettare i mozziconi di sigaretta, così le strade del Myanmar sono costellate di macchie rosse che sono l’eccesso di secrezione salivale prodotto della masticazione di un composto formato da foglie di betel, noce di areca e calce spenta. I masticatori di betel sono facilmente identificabili dal colore e dalla condizione pessima dei loro denti. Il distratto turista potrebbe ritrovarsi delle macchie di colore rosso pressoché indelebili sulle scarpe o sui pantaloni, ma con un po’ di attenzione si può campionare con una certa facilità il rumore che precede l’espulsione della secrezione e di conseguenza stare alla larga dalla persona impegnata in questo esercizio.
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Vecchio 20-01-13, 13:43   #2
Maurizio
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Maurizio
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E' meglio perdere un attimo di Vita che perdere la Vita in un attimo.
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Vecchio 20-01-13, 17:14   #3
arminio.paola
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Bravo Giammy, bella esperienza! Beato te che ti pagano per andare a spasso.
Almeno hai potuto vedere in tempo la Birmania prima degli inevitabili (purtroppo) cambiamenti.


Paola
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Vecchio 20-01-13, 21:12   #4
clara
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Mi è sembrato di fare un piccolo viaggio virtuale.

Sei molto bravo a scrivere e, prima ancora, a cogliere quello che vedi.

Vero che c'è un'altra puntata?

Vero che ci sono altre foto?

E poi com'è andata con la scusa del rilievo? Lo hai fatto?


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Vecchio 21-01-13, 11:38   #5
wildambree
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maaaa... non dovevi andare in luoghi più freschi?
eeeppoi come fai a fare dei rilievi ad un tempio senza un fotografo, un regista, un giornalista e un tecnico informatico al seguito?

Bravo GM, attendiamo le puntate successive!
__________________
il bianco per i fotografi è una bestia nera
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Vecchio 21-01-13, 21:53   #6
Gianmario
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Sì, il rilievo lo abbiamo fatto.
Certo, se ci fosse stato un fotografo sarebbe stato il massimo...
E meglio ancora con un regista, un giornalista e un tecnico informatico!!!
Proporrò il team per la prossima volta a quelli che pagano
Magari metto ancora qualche foto...
Grazie per le belle parole

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Vecchio 04-02-13, 22:51   #7
Gianmario
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Ho sviluppato un altro rullino...

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Vecchio 05-02-13, 08:19   #8
clara
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Templi poveri e templi ricchi... tanti templi, vero Gianmario?

Carine le school girls.

Grazie!

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Vecchio 05-02-13, 18:45   #9
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Templi poveri e templi ricchi... tanti templi, vero Gianmario?
Vero! Tanti templi. A Pagan più di 2.000!!!
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Vecchio 10-02-13, 14:35   #10
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...Nel frattempo il rilievo del tempio ha inizio con l’aiuto degli studenti del corso di conservazione archeologia organizzato presso la locale scuola istituita dall’Unesco. Si tratta di ingegneri e architetti provenienti da tutto il Myanmar i cui nomi sono per alcuni di noi estremamente complicati per il semplice motivo che paiono diversi ogni volta che li pronunciano. I cognomi non esistono e nemmeno una regola vera e propria per l’attribuzione dei nomi, per esempio Aung San Suu Kyi deriva dal padre (il generale Aung San), dalla nonna (Suu) e dalla madre (Khin Kyi). Il bello è che ognuno può decidere a sua discrezione di cambiare nome in qualsiasi momento della propria vita senza particolari procedure burocratiche; sono profondamente convinto che questo sia accaduto ad almeno un paio delle persone incontrate in Myanmar nel corso del nostro soggiorno. L’altro problema è stato quello di sincronizzarsi con l’inglese locale, specialmente quello parlato durante la masticazione di betel: non semplice.


Il tempio dalla pianta pressoché quadrata avente lato di 12 metri è costruito interamente in mattoni, qualche lacerto di intonaco fa presupporre la preesistenza di un rivestimento, almeno in alcune parti. Appaiono subito evidenti degli interventi di restauro che da queste parti equivale al ripristino, cioè ritorno allo stato primitivo, senza molto badare all’istanza storica, al rispetto verso i segni del tempo e a diverse altre nozioni proprie delle teorie del restauro che hanno reso il nostro Paese all’avanguardia in questo settore, una volta tanto. I 3 stupa posti sulla sommità del lato nord non sembrano aver motivo di essere lì posizionati – in particolar modo quello centrale – e paiono aver aggravato, se non addirittura causato, il preoccupante dissesto statico dell’intera parete: ottimo pretesto per potersi soffermare a lungo e considerare le varie problematiche riparati nell’ombra rinfrescante. Gli altri 3 lati, in particolar modo quello meridionale sono frequentati meno volentieri, specialmente dalla ragazze; pare addirittura che le donne appartenenti al ceto medio-alto non considerino l’abbronzatura una caratteristica che denota bellezza, ma anzi, uno spiacevole inconveniente che le fa assomigliare alle contadine. Per evitarlo si cospargono il viso e a volte anche le braccia con un tocco di Thanakha (1), un cosmetico protettivo e decorativo.


L’interno del tempio è purtroppo inaccessibile visto che l’ingresso posto sul lato orientale e le finestre sugli altri lati sono stati tamponati. L’ipotesi è che il crollo della copertura abbia ostruito l’interno e si sia deciso di sigillare il tutto tramite la costruzione di un’improbabile copertura realizzata con largo impiego di malta cementizia e la chiusura dei collegamenti con l’esterno. L’accesso alla parte sommitale che sta a più di 9 metri di altezza? Niente di più semplice: il nostro ingegnere di fiducia ha prontamente progettato e disposto l’esecuzione di un solido ponteggio in bamboo sul quale i locali salgono a piedi nudi così come, per motivi religiosi, sul tempio stesso. Il medesimo rispetto è generalmente osservato anche da noi quando interpretiamo la parte dei turisti, ma nel caso specifico ci consideriamo esonerati per via delle oggettive difficoltà di esecuzione del lavoro che dobbiamo completare. A chi pone il dubbio sulla reale sicurezza garantita da quest’opera viene risposto che anche in caso di morte non ci sarebbero problemi visto che il buddismo prevede la reincarnazione. Comunque basta chiedere di tagliare qualche altro pezzo di bamboo agli abilissimi ragazzi che ci aiutano nei lavori di carattere pratico per aggiungere altri elementi di rinforzo o costruire una scala per accedere alle parti più basse.

Verso le 17 il sole cade a picco oltre l’orizzonte e in poco tempo cala la notte. Una doccia rigenerante ci prepara al meglio per la cena birmana, ma quando capita che la riproposizione degli stessi piatti per più sere ci fa sprofondare nel più totale sconforto, chiamiamo il nostro tuk tuk (2) di fiducia e chiediamo un passaggio per il centro città, verso la rotonda con al centro la statua equestre di Aung Saan. Durante il tragitto si sente l’odore di fumo provenire dai fuochi della gente che cucina fuori dalle case, a lato della strada. Rivolgono lo sguardo verso di noi e aspettano un solo cenno della mano per regalarci un sorriso.



1) Thanakha: è una pasta cosmetica utilizzata tradizionalmente in Myanmar almeno dal XIV secolo, che si è diffusa anche nei vicini territori compresa la Tailandia. Si ottiene dai rami di un albero (Limonia acidissima) solitamente venduti in piccoli tronchetti. La corteccia viene macinata finemente insieme a poca acqua su una pietra circolare (kyauk pyin) finchè si ottiene una pasta omogenea, densa e giallastra che viene applicata per lo più sul viso e a volte sulle braccia da donne, bambini e in misura minore dagli uomini. Viene utilizzata principalmente come filtro solare e risulta di grande utilità per la sopportazione del calore del sole e la protezione dal vento, oltre a possedere proprietà idratanti, toniche e antisettiche.

2) Tuk tuk: caratteristico taxi a 3 ruote, un motocarro con il cassone coperto e attrezzato con sedili in legno o, nel caso di mezzi più lussuosi, addirittura imbottiti.
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Ultima modifica di Gianmario : 17-02-13 alle ore 11:23
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