«L’ho scritto per me, mi piacerebbe che fosse un momento di bellezza per chi lo legge. Ad un certo punto chissà se qualcuno riuscirà a trovare qui dentro qualche risposta a questa vita inquieta. Non aspiro a nient’altro». Humilis nel senso ampio del termine – umile d’animo, umile come la terra che lavora – Giacomo Gusmeroli ora non è più il “poeta contadino”. Ora è poeta e contadino. Dopo l’esordio nel 2008 della prima raccolta “Apprendista della parola” e della seconda “Magnalia” a braccio con Gianfranco Avella, la soddisfazione di vedersi tradotto ad un Festival di poesia internazionale americano, adesso profuma di stampa “Lucòre d’acque” (Studio64 Edizioni), 135 pagine fitte fitte di poesie che raccontano come Gusmeroli stia diventando “grande”, come il suo percorso di riscoperta interna, ma anche linguistica e semantica, stia procedendo.
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