Cave: quanti soldi ai Comuni?
Più soldi ai Comuni dalle cave di ghiaia e sabbia; sindaci divisi sul tema dell’aumento delle tariffe dei diritti di escavazione nelle cave lombarde, affrontato di recente anche nella Commissione ambiente del Consiglio regionale, fra chi auspica un maggiore introito e chi ritiene la norma poco chiara. Il nocciolo della questione è quanto i cavatori debbano versare annualmente agli enti pubblici (la tariffa viene spartita tra Comuni, Province e Regione) come “tassa” sul fatto che scavano e guadagnano su terreno pubblico, ossia appartenente teoricamente a tutti. Se l’ultimo aumento deciso dalla Regione è del 2006, anche il normale adeguamento Istat è fermo al 2008, a 0,44 euro al metro cubo e l’armonizzazione prevista è ottenuta dalla moltiplicazione della tariffa base del 2009 con l’inflazione riportata dall’Indice dei prezzi al consumo armonizzato e dovrebbe portare la tariffa a 0,46 euro massimo. In provincia di Sondrio regna il disorientamento fra gli amministratori, molti dei quali si sono ritrovati un piano cave provinciale approvato da amministrazione precedenti e ancora non sanno bene dove e quando si scaverà, come neppure se il risarcimento sia idoneo.
Al contrario il sindaco di Teglio, territorio dove si concentrano ben 5 ambiti di estrazione, dice: «Ben venga un aumento se la Regione lo dovesse stabilire – afferma Piergiorgio Grolli -. Naturalmente va valutato anche quanti metri di profondità si scavano, che tipo di materiale venga estratto e quanto debba essere lavorato». Il vicesindaco di Bianzone, Mauro Castelanelli, è dell’idea che 44 centesimi al metro cubo non sia una «gran cifra, se paragonata all’offerta per l’affitto dei terreni, ovvero 2 euro al metro quadrato».
Combattivo, invece, il sindaco di Castello Dell’Acqua, Andrea Pellerano, che si è informato se fosse possibile «trattare la quota prevista di 0,44 euro al metro cubo per aumentare quanto spetta al Comune – dice -, ma ci è stato risposto che si tratta di una tariffa regionale non più ritoccata. Dunque sarebbe bene riuscire ad ottenere un aumento». Peraltro a Castello dove si scaverà in località Pradasc, in tre aree su circa 60mila metri quadrati, «siamo in fase di conclusione dell’iter istituzionale – afferma il sindaco – e poi si partirà con la cava in un’area vicino all’Adda dove, però, i proprietari sono stati contattati già prima dell’approvazione del piano. Mi risulta che i terreni di chi non era d’accordo siano stati stralciati».
Intanto a livello regionale la discussione è aperta: «La difesa dell’ambiente, del territorio, del suolo, dei beni comuni passa anche attraverso una cifra che rappresenta una valore giusto ed equo per un bene che è di tutti», afferma il consigliere regionale del Pd Angelo Costanzo. Ecco quali sono i criteri per l’aggiornamento della tariffa secondo il Pd: «Va tenuto conto del valore di utilizzo di una risorsa sempre più scarsa; del valore dell’impatto ambientale delle operazioni di escavazione; vanno compresi i costi per un adeguato sistema di controlli sulle escavazioni. Inoltre, la quota tariffaria, così come previsto dalla legge 14/1998, dovrà servire a coprire il finanziamento di iniziative di riequilibrio e recupero di aree, per la promozione dell’identità culturale e la valorizzazione delle preesistenze estrattive».
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