"A chi conferiamo le uve?". Viticoltori nel dubbio
Non manca molto tempo prima che parta la vendemmia. La domanda è: dove conferiranno i viticoltori associati alla Cantina cooperativa Villa di Tirano – Bianzone, ferma al palo con due milioni e mezzo di euro di debiti? La Cantina ritirerà ancora le uve? Sono le domande che molti viticoltori si stanno facendo e stanno rivolgendo al presidente della cantina, Gianpietro Poletti, che continua a mantenere il riserbo sul futuro della realtà con sede a Villa di Tirano. A qualche agricoltore Poletti avrebbe risposto che le uve saranno ritirate, ma la situazione alla stessa struttura non è rosea. Ormai sono rimasti in pochi a lavorare, vino non ce n’è quasi più e si respira un clima di incertezza. I dipendenti alla spicciolata se ne sono andati: da mesi non percepivano lo stipendio e non vedevano prospettive per uscire da questa situazione. Rimangono solo il presidente e alcuni ragazzi di colore assunti per curare i vigneti e seguire l’imbottigliamento.
Sono passati sei mesi da quando, a febbraio, l’assemblea dei soci aveva approvato la proposta di cessione di un ramo d’azienda con il conferimento del mandato al Consiglio di amministrazione della Cantina per le operazioni e gli atti conseguenti. La società, che pareva interessata a investire nella Cantina, era la Apri Sviluppo spa, fondata nel 2005 come intermediaria finanziaria specializzata in investimenti di venture capital in attività innovative, prevalentemente nel settore energetico ed ambientale. Ne faceva parte Luciano Monti che, però, nel dicembre 2011, non condividendo la differente strategia di rilancio promossa da nuovi investitori, che hanno promosso e sottoscritto un aumento di capitale di oltre 150 milioni di euro, ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato. Da allora non si conosce l’identità di chi faccia parte della nuova società. In questo scenario farraginoso, pare oggi che la proposta di Apri Sviluppo sia sfumata e voci di corridoio parlano di un nuovo investitore pronto all’orizzonte.
Sulla vicenda esprime il suo parere Gianluigi Rumo viticoltore di Villa che, a suo tempo, si era detto disponibile ad un progetto di rilancio, mai preso in considerazione dai vertici della Cantina. «Vista la crescita della mia azienda mi piacerebbe sapere cosa succederà alla Cantina - afferma. Rimango a disposizione, non per rilevarla perché non ne vale la pena, ma per essere di supporto o come forma di collaborazione. Credo che nessuno oggi abbia intenzione di ritirare una società con due milioni di debiti. Quanto sta accadendo è un peccato, perché la Cantina era un’opportunità per la viticoltura valtellinese. E, comunque, se muore la Cantina di Villa ne nasce obbligatoriamente un’altra, perché ci sono tanti hobbisti che hanno bisogno di imbottigliare. Cosa ne fanno dell’uva?». C’è chi è dell’idea che qualcuno stia aspettando proprio che la Cantina fallisca per rilevarla all’asta con pochi soldi. E senza debiti.
Qualcosa di più chiaro dovrebbe essere reso noto – per lo meno ai soci – all’inizio di settembre quando sarà convocata l’assemblea.
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