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Lucore d'acque
di Giacomo Gusmeroli


Genere Poesie
Anno pubblicazione 2011
Numero pagine 139
Dimensioni 13x20 cm
Casa editrice Studio 64 Edizioni
Costo 10 euro


«La vita in questa primavera/non è più una vita, se mai/ residuo di vita, nello sperpero/ della carne dove alloggio/ ancora: un ago di brina/ sul filo d’erba/ (in evaporamento)».
“Les temps de la vie” – titolo di questi versi – rende bene lo scheletro della nuova raccolta di Giacomo Gusmeroli: il tempo o, meglio dire, i tempi della vita. “Lucòre d’acque” è la seconda raccolta di poesie per Gusmeroli. Si compone di un buon numero di testi, scritti dopo il 2008, alcuni dei quali riuniti in sezioni con titolo (Cinque eventi, Mesi di vagabondaggio, Tre cose, Regola superna, E’, l’essere è, Nella radice del respiro). Lucore segue l’opera prima, “Apprendista della parola”, che ospitava anche una raccolta di poesie dialettali, distaccandosene sia linguisticamente (qui il dialetto è confinato a poche significative parole o battute intimamente legate al ricordo di persone, oggetti, luoghi), sia nella più scoperta vena di ricerca, profonda e addolorata, del senso della vita, del sé, di Dio. Il titolo della raccolta riprende quello della poesia dedicata a Fra Franco Gamba e dà la chiave, o meglio una chiave, interpretativa dell’intera opera: «iridescente / lucore d’acque… un ininterrotto afflato delle creature: acque preziose / e caste, / o madre terra, la quale produce diversi frutti…». «E’ un inno alla vita, alla capacità fecondante dell’acqua che fa germogliare la vita dalla terra in una stupefacente varietà di forme e colori – scrive nella prefazione Paola Tettamanti -. Ed è il tema dominante in queste poesie che riflettono ora lo stupore di fronte all’urgere della vita, ora lo sconcerto di fronte alla qualità fuggevole e fragile della vita umana… Ritornano in Lucore d’acque immagini e temi cari al poeta: luoghi, eventi, affetti e ricordi, in un continuo trascorrere fra passato e presente, e poi il quotidiano, l’attenzione, l’amore per le “cose minime”». Tartano – luogo natio di Giacomo con la sua numerosa famiglia - fa da sfondo ad un susseguirsi di persone e volti, avi, amici, conoscenti, migranti, pellegrini; ma sopra tutti si impongono per frequenza e vigore d’immagine il ricordo del padre, Giovanni, la sua storia, la malattia, l’agonia, la morte e il funerale. E la “fisionomia ieratica” della mamma, Gemma, figura davvero sacra, madre feconda, simbolo di vita, e ancora lo struggente affetto per i figli, Jacopo e Matilde, “infinite radici”, e per la compagna di vita Daniela. A tale ricchezza di temi «corrisponde un’analoga profondità nell’esplorazione e nell’uso della lingua – dice bene Tettamanti – che prosegue e supera l’esperienza dell’Apprendista, Gusmeroli ricerca l’espressione esatta e tersa, precisione lessicale ed essenzialità espressiva sono le dominanti di un discorso poetica, frutto di un accanito lavoro sul lessico, che nella ricerca linguistica il suo maggior pregio.

 
 
Bibliografia
 
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